Mi piace paragonare lo studio dello psicologo ad uno “scrigno”, in quanto diventa il contenitore dove poter ritrovare e conservare i propri sogni, ricordi e pensieri più preziosi.

Mi piace l’idea che sia uno scrigno perché ne indica il valore, e ogni persona che viene in terapia ha dei contenuti di valore che fanno parte e costruiscono la sua storia.

Le chiavi dello scrigno, come la scelta di usarle per aprirlo, sono personali, perché rimangono alla persona.

Ci saranno alcuni pensieri ed emozioni che usciranno dallo scrigno con sfumature diverse, ed altri che continueranno a rimanere custoditi.

Entrare nella stanza di uno psicoterapeuta evoca spesso domande e aspettative diverse: servirà, funzionerà, cosa vorrà sapere, dovrò raccontare tutta la mia vita…

A questo proposito mi piace paragonare il percorso che si decide di intraprendere come un “viaggio”.

I viaggi portano con sé la scelta del luogo e delle persone con cui compierlo, la curiosità, il timore della scoperta, le proprie abitudini e spesso favoriscono un cambiamento delle proprie conoscenze e del proprio modo di vedersi e di vedere gli altri. Queste caratteristiche accompagnano anche il percorso psicoterapeutico.

I motivi per cui si sceglie di iniziare questo percorso possono essere diversi: conoscersi meglio, affrontare una crisi personale e/o relazionale, difficoltà genitoriali, problematiche d’ansia, alimentari, dell’umore, che provocano disagio.

Il professionista diventa una "bussola” che assicura un ascolto empatico e privo di giudizio. Proprio come la bussola aiuta a tracciare una mappa, ad orientarsi, a trovare la propria direzione scoprendo insieme percorsi alternativi, o aggiungendo qualche sfumatura al percorso già delineato, per giungere alla meta desiderata.